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L'ho "chiuso" il gas? Nuove ipotesi sul disturbo ossessivo compulsivo

Pubblicato da Giulietta Capacchione alle 04:15 in Psicologia clinica


Stove_2Sarà capitato a tutti, uscendo di casa, di essere assaliti dall'atroce dubbio di aver lasciato la luce accesa, di non aver chiuso il rubinetto dell'acqua o di aver lasciato il gas "aperto".
Sfortunatamente ciò che per la maggiorparte delle persone è un'eventualità tutto sommato banale, diviene, per chi soffre di disturbo ossessivo compulsivo (DOC), una vera e propria condanna. Quello stesso dubbio e l'ansia che lo accompagna diventano talmente urgenti da costringere queste persone a mettere in atto, per svariate volte consecutive, comportamenti di checking. Cedono cioè reiteratamente all'incoercibile impulso di andare a controllare.
Ciò che ai clinici appare evidente da molti anni è il fatto che il comportamento di controllo è controproducente, nel senso che non "allenta" l'ansia come ci si aspetterebbe, e, se mai, la peggiora.
Lo studio del prof. Adam Radomsky e dei suoi collaboratori della Concordia University , pubblicato nel numero di febbraio del Behavior Research and Therapy Journal, fornisce un' ipotesi sul perchè questo accada.
Ciò che Radomsky sostiene è che sia proprio l'atto stesso di controllare ad alimentare il dubbio e l'ansia.
Per dimostrarlo ha installato una piccola cucina elettrica nel suo laboratorio sperimentale e vi ha accolto 50 studenti senza particolari disturbi psicologici.
Ha chiesto loro di accendere, spegnere e poi di controllare tre diverse manopole della cucina e di riferire poi in un'altra stanza quali manopole avevano controllato, quanto vivida era la loro memoria e quanta fiducia nutrissero nella qualità del proprio ricordo.
Metà dei partecipanti ha svolto questo compito per 19 volte, l'altra metà (che costituiva il gruppo di controllo) ha eseguito lo stesso compito al primo e all'ultimo trial mentre le altre 17 volte ha eseguito una procedura simile interagendo con i rubinetti di un lavandino (task non rilevante)
Risultati: Coloro che avevano controllato le manopole della cucina 19 volte di seguito mostravano un ricordo meno accurato e vivido al diciannovesimo controllo ed esprimevano minore fiducia nella propria memoria. Al contrario i partecipanti che avevano controllato i rubinetti del lavandino e poi le manopole della cucina mostravano in merito ad esse un ricordo migliore e una maggior fiducia nella propria memoria.
Questo dimostrerebbe che è proprio la ripetizione del medesimo compito di controllo che inficia la capacità mnestica, diminuisce la fiducia nella propria memoria e quindi di conseguenza incrementa l'insorgenza del dubbio, in un circolo vizioso sempre più avvitato su sè stesso.
Da un punto di vista clinico queste ipotesi potrebbero avere interessanti implicazioni: educare il paziente a ridurre il proprio comportamento di controllo potrebbe essere non l'obiettivo finale di un contenimento sintomatologico, ma azione mirata alla riduzione dell'ansia generale.
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Radomsky, A.S., Gilchrist, P.T. & Dussault, D. (2006). Repeated checking really does cause memory distrust. Behaviour Research and Therapy, 44, 305-316.

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